Io e lo Sport

 

 

Ovvero come ho vissuto lo sport nei miei primi 40 anni.

Devo dire che il mio rapporto con lo sport e' stato che e' stato un rapporto assai burrascoso, nel senso che ho avuto tante infatuazioni, ma quasi nessun vero amore. Praticamente ho provato tutti gli sport disponibili sulla piazza non riuscendo mai a trovare il "mio" vero sport, se non verso i 16 anni. Ma ora, a 40, ho trovato la mia dimensione sportiva. Meglio tardi che mai, sì.

Certamente, vedendo le mie foto e la mia stazza, vi verrà spontaneo dire (come me lo dico io stesso) "sarebbe stato meglio che te le fossi trovato", ma credetemi, non era facile. Ecco la cronaca, più o meno in sequenza di questa ricerca.

(Premessa) Imparai a nuotare con il metodo in voga a quei tempi: mio padre, noleggiato un pattino al mare, una volta al largo mi gettò in acqua, e con i suoi consigli (dal pattino!) prima galleggiai, poi muovendomi piano piano imparai qualcosa. Ora mio padre sarebbe forse denunciato per maltrattamenti, ma io lo considero -tuttora- uno dei migliori sistemi per imparare a nuotare, ovviamente per un bambino.

Così, i primi approcci, (siamo agli inizi degli anni '70), furono per il nuoto, che pero' presentavano un limite: i corsi iniziavano attorno alle 14, e "cascasse il mondo"  pranzare era un obbligo (i nutrizionisti dovevano ancora essere inventati, e un bambino paffuto era considerato "in salute", o certamente più sano di un bambino magro e smunto). Così, per non rischiare la congestione il progetto "nuoto" fallì.

Nello stesso complesso sportivo si praticava ginnastica artistica, che pero' non veniva considerata "troppo" maschile, e dopo un po' tempo dovetti abbandonarla, ma stavolta non per colpa mia.

C'era un'ottima scuola di scherma, in città, e grazie al mio insegnante di educazione fisica, mi avvicinai a questo sport affascinante, e con buoni risultati, salvo il fatto che mi mi incrociavo immancabilmente con un altro atleta (sempre lo stesso), che mi batteva sempre, e si sa, a me piace poco perdere. Anzi, per nulla.

Alcuni miei compagni delle medie abitavano nei pressi del campo di baseball, così provai anche questo sport, ma come più tardi con il tennis, il problema era di tipo "naturale".

Capitolo atletica leggera. Salto in lungo e salto in alto erano discipline in cui me la cavavo (ma non certo discipline in cui aspirare ad eccellere, data la stazza). Ricordo anche tentativi nel lancio del peso, ma credo che la mancanza di una "spinta" (ovvero un insegnante che ti faccia interessare alla disciplina) sia stato determinante anche in questo abbandono.

A scuola, come tutti, si praticava pallacanestro (mano "quadrata" fin da subito) e calcio, e il secondo e' stato un altro tentativo: prima allo stadio (sotto le tribune ci sono tuttora palestre): ma freddo e polvere (il pavimento allora non era ne' cementato ne' ricoperto e dopo un po' di palleggi sembrava di giocare a novembre, tanto era scarsa la visibilità) erano troppo anche per mia mamma, e così provammo all'aperto, ma -ahimè- il mio piede non era propriamente "maradoniano".

Visto che pur essendo sovrappeso avevo una postura discreta, decisi di incrementarla con un po' di pesistica, e ciò mi allargò le spalle ulteriormente, e mi diede qualche muscoletto. Così ora posso sembrare un po' più magro anche se sovrappeso (almeno, visto da dietro). Ma era -comunque- una noia mortale, "la palestra".

Poiché passavo molto tempo al mare, d'estate i corsi di tennis erano "un classico", ma anche qui, il mio livello era sempre tra il mediocre e lo scarso (ma qui non potevo farci nulla, come per il baseball), così, quando in città tentai di proseguire ebbi anche l'onta di scendere di livello (da delfino a lupetto o qualcosa del genere). Ringraziai, e mollai con il tennis.

Sempre al mare, sotto la canicola, con la compagnia, ci dilettavamo con la pallavolo (beach volley, ora...... e dicono che l'hanno inventata gli americani!), ma d'inverno si doveva giocare sul duro, e le ginocchia facevano troppo male. Così provai la pallamano, altro sport che a Bologna riscuoteva discreto successo, e qualcosina meglio andava, in fondo, per fare "il pivot" ci voleva stazza e non occorreva essere troppo veloci, ma comunque era faticoso (e io non amavo faticare troppo).

Ah, dimenticavo. Non parlo di sport invernali perché mio padre non sopportava la montagna, così non ho potuto provare lo sci alpino (se non in età adulta) di cui comunque non riuscivo a portare gli scarponi, mentre lo sci di fondo mi piace di più, ma occorre predisporre settimane bianche, cosa che tuttora mi riesce difficile.

Giunto alla fatidica età dei 16 anni, età in cui gli ormoni si svegliano, il sovrappeso era diventato ingombrante, e decisi di tentare con il karate. Devo dire che -finalmente- trovai la mia dimensione sportiva. Un grande maestro, Rossano Ruffini, e la filosofia sportiva in sé del karate, mi attirarono subito, e ben presto arrivai ad ottimi livelli. Lo praticai 9 anni, ma purtroppo il lavoro mi allontanò, e non riuscii più a ritrovare ne' un maestro ne' una struttura che mi soddisfacesse.

Durante questi anni ho praticato, per lo più jogging, e solo finalizzato a cali di peso. Ma 3 anni fa, ponendomi la questione di uno sport invernale (correre con pochi gradi di temperatura ci vuole "tanto troppo coraggio") anche per eliminare in fretta le scorie del fumo, che -dopo 20 anni- avevo abbandonato, ripensai al nuoto. Così mi iscrissi ad un corso a cavallo del pranzo, così da unire anche una certa forma di dieta, eppoi ad un altro in mattinata, infine cominciai a frequentare in orari liberi.

Adesso mi sento sportivamente attivo: frequento un corso 2 volte la settimana, frequento liberamente la piscina alcune volte la settimana e se la temperatura lo consente, faccio jogging 3 volte la settimana, infine, "ciliegina sulla torta", ho iniziato la pratica dello Yoga, mai (a torto) considerato.

Nel 2001 ho coinvolto Carla nel nuoto (non sapeva nuotare!) ed ora frequenta con me la piscina (ora starebbe sempre in piscina), da poco mi affianca nella corsa e pratichiamo anche lo yoga, insieme.

In questa pagina (cui se ne aggiungeranno altre) trovate alcune foto della festa in piscina di fine corso 2003.

Ed ora la nuova SFIDA! Mi sono allenato tutto luglio ed agosto per una gara al limite dell' umano, una gara di TRIATHLON, che si e' svolta il 31 agosto 2003 a San Giovanni in Persiceto (BO).

Ho affrontato 750m di nuoto (in piscina), poi, inforcata la bici ho pedalato per 20 km... Ed infine -di seguito, ovviamente- ho corso per 5 km.  Non e' stato una gran performance.... sono arrivato ultimissimo, ma ero praticamente senza allenamento, ed in più ho scoperto che una caduta in bici di quindici giorni prima mi aveva causato uno schiacciamento di una vertebra, e i miei movimenti erano quindi limitati.

Ma siccome io sono uno tosto, uno che se non si ammazza e suda sette camicie non si diverte, mi sono iscritto ad un IRONMAN. L' Ironman altro non e' che un triathlon estremo dove bisogna percorrere 3,8 km a nuoto poi 180 (km) di bicicletta ed infine una maratona (42,2 km) di seguito. 

Nel 2004 ho finito il mio primo IM. Quanta acqua e' passata sotto i ponti...

Ora sono tecnico FiTri, e responsabile tecnico di una nuova realta' del triathlon di Bologna: la Polisportiva Porta Saragozza,

Qui tutte le gare di Triathlon -e non solo- a cui ho partecipatoEE

continuerà