Chi e' Federico Franchini?
Chi e' Federico Franchini? Una domanda che mai nessuno si era fatto, se non Lui stesso, sua moglie, e pochi altri. Federico nasce a Bologna il 5 Maggio del 1963, e ben presto si distingue per non distinguersi, con un curriculum vitae normalissimo. Infanzia felice, scuole normali, elementari, medie e liceo classico, sempre improntate sul refrein "E' intelligente, ma non studia...". E quindi con sufficienze risicate e qualche rimandatura a settembre. Ricordo con gioia gli anni del Liceo, che ho passato in una classe stupenda, con una indisciplina sovrana e professori bonari. Le vacanze le passavo a Riccione. Per 18 anni la stessa identica casa, lo stesso bagno (stabilimento balneare), la stessa "tenda", gli stessi vicini. Ed una compagnia di 50 persone, tutti simpatici. NEW - La cena di classe dopo 19 anni! - NEW Iniziata l' Universita', piu' per il militare (da cui poi sono stato esonerato) che per volonta', e mai finita, il mondo mi si e' aperto, anche grazie alla pazienza di alcuni amici ed amiche, che non citero', i quali mi hanno fatto scoprire che non esisteva solo Riccione, ma tanti bei posti, e per di piu' senza genitori. E allora ecco che iniziano i classici viaggi dei giovanotti della nostra eta', Spagna, Londra, Parigi, Grecia, l' Oktoberfest di Monaco.... A dire il vero, una prima vacanza in terra straniera l'avevo gia' trascorsa a Canterbury, a 15 anni, in una di quelle vacanze-studio presso famiglie, con un compagno di classe. Ma sinceramente, a parte il ben misero apprendimento della lingua, le oltre 200 foto, assolutamente insignificanti e la pochezza della compagnia, non ricordo molto. La svolta. Se uno non ha voglia di studiare, allora e' meglio andare a lavorare. Siccome l' Universita' non mi attirava, decisi (e devo ringraziare mio padre di questo....) di provare a farmi largo nella vita. Con il lavoro. Erano i tempi in cui s' iniziava a parlare dei "Servizi", del "Terziario avanzato", parole grosse per indicare fondamentalmente "faccio qualcosa che altri non fanno o non hanno mai pensato di fare". Il Pony Express, l' assistenza agli anziani, i Servizi telefonici vari, insomma, ci si arrangiava alla meglio. Ed ecco che Federico (in anticipo sui tempi, in verita') inventa "La spesa a casa": l'uovo di Colombo. Non c'e da spiegare chissache', facevo la spesa per gli altri e la consegnavo direttamente in cucina del cliente. I prezzi erano ottimi, circa il 15% in piu' dei supermercati, ma il servizio (d'altra parte ero poi solo) ottimo e curato. Ma il successo tardava..... Allora mi sono detto: "Vuoi vedere che mi manca l' esperienza?" Decisi cosi' di rispondere ad una inserzione di un' azienda di grandi magazzini, e con la mansione di "Allievo Capo settore vendite". Dopo una serie di test demenziali, mi assunsero. Per politica aziendale i "responsabili di reparto", quale io sarei diventato, dopo opportuna istruzione, sono destinati a viaggiare. Da Torino a Catania e da Trieste a Cagliari. Ed il tutto in tre giorni. Cosi', dopo cinque giorni "d' introduzione" a Milano, mi destinarono a Napoli. La situazione era in sostanza questa: avevo sette giorni pagati in un albergo della citta', ed in questo periodo io dovevo (pur lavorando dalle 9 alle 20) trovarmi casa, e dedicare i week-end al trasloco. Devo ammettere che la fortuna (ed i napoletani) furono dalla mia parte, ed in soli tre giorni trovai casa, decente per di piu', ad un prezzo quasi ragionevole, e vicino al posto di lavoro. In piu', sotto casa, avevo S., il parcheggiatore abusivo, il quale (dietro pagamento di una somma mensile) curava la mia Regata come propria, tenedo a bada i giovinetti che puntualmente arrivavano per giocare al pallone. Sulle prime, nel quartiere (che percorrevo a piedi mattina e sera) ho creato un po' "d' imbarazzo": sentivo sguardi da dietro le persiane dei "bassi", la gente per strada fermava le proprie occupazioni o chiacchiericci per guardarmi, insomma mi sentivo "osservato". Poi, dopo 3-4 giorni la situazione muto'. Sceso per recarmi al lavoro, le stesse persone che prima mi guardavano con sospetto mi salutano, mi fanno cenni, mi offrono le "bionde"..... Nessun mistero: uno degli addetti alla vendita del mio reparto aveva parlato con un cugino, che viveva nel quartiere, ed ha sparso la voce che io non ero un pericolo. I compagni di lavoro, al di fuori dell' ambito lavorativo, erano stupendi. Insomma dei sei mesi passati a Napoli ho ricordi incredibili. Dopo sei mesi passati benissimo, arriva il trasferimento: Piacenza. Sempre dal venerdi' al lunedi'.... E qui cominciano i miei guai. Innanzitutto il Direttore mi prende in antipatia, ricambiata affettuosamente, in verita'. Poi l' attivita' in questa "filiale" era ridotta dell'80% rispetto a quella napoletana (sarebbe stata chiusa, di li' a poco) ed in sostanza la filiale di Piacenza funzionava da "discarica" di tutte le altre. Ovvero le eccedenze di merce venivano scaricate qui. E siccome io contestavo tantissimo questa abitudine, decisero che era meglio sbarazzarsi di me. Cosa che fecero. Morale: se potete evitare le grandi aziende, fatelo. Oppure, se riuscite a sopravvivere, e a fare avanzamenti di carriera, allora cambiate mestiere, potete fare il politico (e guadagnerete molto di piu'). Io, pero', avevo gia' trovato un negozio, una cartoleria, che (a mio parere) poteva rendere benissimo: cosė con pochi soldi la comprai. Nacque "il matitino". Non voglio vantarmi piu' di tanto, ma provocai un terremoto nella sonnolenta cittadina. Per farmi conoscere imposi prezzi bassissimi, continue offerte e spazi sul locale quotidiano, La Liberta'. Cio', ovviamente non attiro' le simpatie della concorrenza, ma tenedo duro ai "fermi" richiami dei colleghi, riusci' in 4 anni a ritagliarmi una bella fetta di mercato. Il mio errore fu quello di "esagerare". Comprai un secondo negozio, sempre una cartoleria, il matitino 2. L'idea di fondo era ottima, migliori prezzi dai fornitori, rinnovo della merce continuo, piu' clientela e soprattutto diversificata (il matitino 1 era nei pressi di una scuola elementare, il "2" aveva medie e superiori, nelle vicinanze). Il problema era che io non potevo sdoppiarmi. Decisi cosi' di farmi dei soci, o meglio, delle socie. Una di queste fu un disastro totale, e dovetti riprendere in mano la situazione in fretta, cosa piuttosto problematica, dal momento che io avevo (giusto per non stare con le mani in mano....) intrapreso un'altra attivita', l'agente di commercio. Cosi', dovetti chiudere, a malincuore, il matitino 2. Il matitino 1 fu poi rilevato dall'altra socia, e, per motivi che ancora mi sfuggono, lo porto' alla rovina completa. Ritornato a Bologna, ho conosciuto Carla, mia moglie. A volte non ti basta una vita, per trovare l'anima gemella. Carla, invece, l'ho conosciuta in spiaggia un fine settimana a Rimini. Di li' a pochi giorni sarei partito per le Canarie. Mio nonno viveva la', e poiche' era venuto in Italia a trovare sua figlia (mia madre) mi aveva offerto la casa. Carla, invece, si era trovata senza viaggio, grazie ad una amica che all'ultimo momento si era ritirata. Poiche' la casa era grande, spinto da uno dei miei amici, le offersi la possibilita' di venire, pur chiarendo che io avevo bisogno di pace. Accetto', e per farla breve, nei quindici giorni delle vacanze capimmo che ci trovavamo bene, insieme. Da allora, siamo ancora insieme. Ora siamo sposati, non abbiamo figli, ma siamo innamorati come il primo giorno. Viviamo a Bologna, io mi occupo di Internet, Carla di software per una societa' cittadina, abbiamo tre gatti, e siamo molto, molto felici. In sottofondo l' inno di Mameli.
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